Il candidato per il premio dell’Oscar del 2006 per la Migliore Animazione ‘Wallace e Gromit: La Maledizione del Coniglio Mannaro’ è stato realizzato dal direttore e creatore della caricatura Nick Park di Aardman Animation Studios (Chicken Run, 2000).
‘Wallace e Gromit: la Maledizione del Coniglio Mannaro’ è il primo film a lungo metraggio della commedia-horror-azione. Un’animanzione in ‘stop-motion’ di argilla, il quale ha portato 30 animatori, circa 122.400 cornici, e 5 anni da completare.
Il molto anticipato film è stato fatto senza cambiare i caratteri o il montaggio n’e’ compromettere l’attrazione caratteristica dei simpatici ‘Wallace e Gromit’ del precedente film a corto metraggio.

In un sobborgo inglese del 1950, Wallace (Peter Sallis), è un inventore sbadato, amante del formaggio, che diventa l’eroe della città dopo aver inventato Bun-Vac: un sistema di allarme di alta tecnologia collegato ad un sistema anti-pest umano che aspira conigli dai giardini di verdura dei clienti abbonati e li trasporta al seminterrato di Wallace.

Lo scopo del Bun-Vac e’ di proteggere le verdure dai conigli fuori per il loro spuntino di mezzanotte. Le

verdure sono ben curate per essere introdotte alla molto anticipata Competizione Annuale di Verdura Gigante ospitata dalla Lady Campanula Tottington (Helena Bonham Carter).

Wallace, incapace di tenere per lungo i conigli che si moltiplicano molto rapidamente nel suo seminterrato, tenta di trovare un’alternativa al loro ritegno a casa. Gromit crea una nuova invenzione che fa il lavaggio del cervello ai conigli cosicche’ mantengano una dieta priva di verdura.

I risultati sono disastrosi. Giorni prima dell’inizio della competizione, Gromit, il cane genio e fedele di Wallace, fa tutto il possibile per evitare più calamità, mentre Lord Quartermaine (Ralph Fiennes), il corteggiatore aristocratico ed implacabile di Lady Tottington, tenta di risolvere in fretta l’infestamento dei conigli con un fucile.

Le caratterizzazioni di voce sono eseguite da: Peter Sallis, di 84 anni di eta’, la voce originale di Wallace che ha catturato l’essenza del carattere fin dal suo principio, Ralph Fiennes rappresentando l’ilare furfante Lord Quartermaine, e Bonham Carter la voce di peluche di Lady Tottington (e la voce di Emily nel film ‘La Sposa Cadavere’ 2005).

Aardman Studios, in Bristol, Inghilterra, si specializza nell’animazione in ‘stop-motion’, ed i loro film a corto metraggio di ‘Wallace e Gromit’, sono considerati l’animazione migliore dello Studio.

‘Wallace e Gromit: la Maledizione del Coniglio Mannaro’ contiene dei dettagli intelligenti e dei riferimenti ai film horror come ‘Frankenstein’, ‘Kong Kong’, ‘The Wolf Man’ e ‘Harry Potter’.

Diversamente dai tradizionali film su mostri che mangiano carne ed ossa, Nick Park caratterizza ‘Wallace e Gromit’ come “il primo film horror vegetariano”.

L’animazione di bassa-tecnologia, con poche scene generate dal computer, mostra un’eccellente padronanza di animazione in ‘stop-motion’. Le impronte del pollice lasciate intenzionalmente sui caratteri di argilla accentua questa mano d’opera.

Nell’animazione di ‘stop-motion’, la malleabilità delle figurine di plastilina 3-D permette una serie di larghe espressioni visive piacevoli. Gromit, l’amico migliore di Wallace, comunica la sua vivace ed evocativa personalità coi suoi occhi, e col movimento di sopracciglia ed orecchie. Nonostante che Gromit non parla mai, le sue azioni, esibono un’intelligenza straordinaria, aggiungendo al suo appello universale.

Questo capolavoro buffo ed affascinante, attrae ugualmente ad un pubblico di adulti bensi’ bambini.

ESTER MOLAYEME

Los Angeles, CA

Dopo il grande successo di “Galline in fuga”, la Aardman Animation torna al duo che le ha dato la celebrità: lo stralunato inventore Wallace, ghiotto di formaggio, e il fido cane Gromit. Già protagonista di alcuni esilaranti cortometraggi (su tutti il geniale “I pantaloni sbagliati”), la strana coppia, ancora in team con la Dreamworks che co-produce e cura la distribuzione, debutta nel lungometraggio. I cinque anni spesi dai registi Nick Park e Steve Box nella realizzazione del film producono un risultato sorprendente dal punto di vista visivo. L’animazione a “passo uno” dei pupazzi in plastilina gode di una fluidità che ha del miracoloso, così come è strabiliante l’efficacia della resa cromatica e l’abilità con cui ogni sequenza, anche la più complicata (e i virtuosismi abbondano) è perfettamente coordinata. A limitare l’entusiasmo è l’esile soggetto, infarcito di un sottile umorismo fedele alla matrice britannica (non sempre irresistibile), e privo di effettivo mordente. Difficile appassionarsi quando in ballo c’è solo la produzione di una verdura più grande di quella del vicino e la maggiore preoccupazione di una cittadinanza è vincere il primo premio alla fiera annuale degli ortaggi giganti. La sceneggiatura cura la caratterizzazione dei due protagonisti con brio, ma crea personaggi di contorno che si accontentano di accarezzare lo stereotipo (dalla ottusa e “very british” Lady Campanula Tottington, al cattivo di routine Victor Quartermaine). La partenza è spassosissima, con le elaborate invenzioni di Wallace e il saggio distacco di Gromit ad accendere il sorriso. Gli sviluppi, però, danno la sensazione di uno stiracchiamento eccessivo delle premesse. Trasversale al racconto un gioco con i “generi” cinematografici (si spazia dall’horror alla commedia slapstick), condito dalle immancabili citazioni cinefile, fino a un lieto fine che arriva più che altro appiccicato. Nonostante l’effetto intermittente della narrazione, però, il film nutre la voglia di bello con tale finezza da lasciare, se non proprio euforici, comunque nemmeno delusi. Anche se, forse viziati dalla perfezione di alcuni corti degli esordi, dal variamente assortito duo era lecito attendersi qualcosina di più.
Luca Baroncini de gli Spietati

Un mio compagno di visione mi ha fatto notare, quasi infastidito, le impronte digitali che alle volte si vedono ed altre no sui volti ed i corpi dei protagonisti; e meno male! Senza nulla togliere alla pur notevolissima creatura di Tim Burton, qui siamo in pieno artigianato, ancor più che ne “La sposa cadavere”, appunto. Infatti mentre là, all’interno delle teste, si celava un sofisticato scheletro metallico che facilitava la creazione delle espressioni, in quest’avventura di Wallace & Gromit sono i pollici e le spatoline degli animatori a dare vita ai personaggi. E che vita!
Era il 1993 quando, in un festival qui a Verona, vidi per la prima volta un cortometraggio con le due creature di Nick Park; inutile dirvi che fu un colpo di fulmine. E non solo per la difficoltà di realizzazione (ricordo, per chi non lo sapesse, che un secondo di film necessita di 25 impercettibili movimenti dei personaggi ed altrettanti fotogrammi, cioè “fotografie”. Tra l’altro proprio in questa nuova pellicola è stata utilizzata una macchina fotografica ad alta definizione della Canon…), ma per la capacità di narrazione, per l’accuratezza della sceneggiatura, per la caratterizzazione degli “attori”.
Ed ora ecco che finalmente arriva, dopo altri corti pluripremiati ed una variazione sul tema con il pur notevolissimo “Galline in fuga”, il tanto desiderato lungometraggio: ed è un successo, giustamente coronato con l’ Oscar per il miglior film di animazione.
Ma, come dicevo poc’anzi, la tecnica non è tutto; “Wallace & Gromit – La maledizione del coniglio mannaro”, attinge a piene mani dall’immaginario cinematografico, citando, senza strafare, i vecchi classici come “Frankenstein”, “King Kong” o, più recentemente, “Un lupo mannaro americano a Londra”. Per chi non conoscesse questi film, nessun problema: il gioiellino di Nick Park e Steve Box può essere visto da tutti, grandi e piccini. In fondo non è l’uovo di Colombo di una casa di produzione come la Pixar rendere i propri lavori fruibili ad ogni livello? Perciò perché non imitarla? Infatti basti vedere il successo che riscontrano, da qualche anno a questa parte, i film di animazione…

DA TENERE:
E’ impressionante la cura maniacale dei dettagli, delle scenografie, le invenzioni narrative che si accavallano l’una sull’altra in un’apoteosi di sfrenata fantasia. Volete farvi del bene in questi periodi di magra cinematografica? Correte a vederlo!

DA BUTTARE:
Alcuni giochi di parole nella traduzione italiana ci perdono, rendendo
banalotte alcune battute, ma è proprio il classico pelo nell’uovo.

CONSIDERAZIONE FINALE:
Personalmente avrei assegnato ai due protagonisti anche l’Oscar quali migliori attori protagonisti, ovviamente a parimerito… Se mi è piaciuto? Fate un po’ voi… Ah, dimenticavo: all’inizio ho citato il film di Burton perché qualcuno mi ha detto che sarebbe stato impossibile superarne la bellezza: esteticamente “La sposa cadavere” è un capolavoro, ne convengo, ma purtroppo soffre di un appesantimento di sceneggiatura a causa di alcune canzoncine non propriamente memorabili. Detto questo… avercene di “duelli” così!

BenSG