Scheda film
Regia: Marco Druta
Soggetto: Marco Druta, dal romanzo “A Arte de Produzir Efeito Sem Causa” di Lourenço Mutarelli
Sceneggiatura: Gabriela Amaral Almeida e Marco Druta
Fotografia: Ivo Lopes Araújo
Montaggio: Juliana Rojas, con la collaborazione di Bernardo Barcellos
Scenografie: Luana Demange
Costumi: Diogo Costa, con la collaborazione di Tarsila Furtado
Musiche: Marco Dutra, Guilherme Garbato e Gustavo Garbato
Suono: Gabriela Cunha
Brasile, 2014 – Horror – Durata: 108′
Cast: Antônio Fagundes, Marat Descartes, Sandy Leah, Gilda Nomacce, Helena Albergaria, Kiko Bertholini, Tuna Dwek
Uscita nel paese d’origine: 31 gennaio 2014
Nel nome della madre
Júnior (Marat Descartes) torna nella casa paterna dopo il divorzio dalla moglie. Cercando nei cassetti, trova molti oggetti appartenuti alla madre che iniziano a ricondurlo a strane pratiche da lei ordite durante la sua infanzia. Con l’ombra di un fratello non più presente e con un padre, Sênior (Antônio Fagundes), che inizia a temere per la propria incolumità, Júnior comincia ad assumere inquietanti atteggiamenti che lo porteranno a cercare in ogni modo di condurre a termine la sinistra missione iniziata anni prima dalla genitrice…
Era dai tempi de La canzone della notte di Giovanni Pianigiani, che in un horror (indipendente) non si sentiva cantare, soprattutto in maniera funzionale alla narrazione. Naturalmente Quando eu era vivo è più di una spanna sopra al film italiano e comunque di tutt’altra pasta, ma la pellicola di Marco Druta più d’un brivido kitsch ce lo fa sfiorare da vicino e non solo per questo. La storia, tratta dal libro “A arte de produzir efeito sem causa” di Lourenço Mutarelli, da cui però il regista insieme alla co-sceneggiatrice Gabriela Amaral Almeida si è distaccato ampiamente, tanto da aver lasciato inizialmente perplesso l’autore, ha una discreta dose di originalità. Marco Druta lascia montare l’orrore famigliare molto lentamente, forse troppo, ma con sapienza: a partire da un iniziale ed enigmatico VHS, passando per la graduale trasformazione del protagonista, posseduto via via dallo spirito materno, fino alla fondamentale entrata in gioco dell’insospettabile Bruna, la coinquilina del padre, fondamentale per il compiersi dell’ultimo atto, sancito da un’originale ed anche toccante conclusione musical(e).
In un Brasile ricco di rituali, col suo Candomble’ a sua volta diviso in Umbanda e Quimbanda – anche se la vicenda non ha una precisa connotazione nazionale – il demone di Druta (e Mutarelli) ha inoltre un qualcosa che si richiama alle creature di Lovecraft, con la sua lingua incomprensibile ed ancestrale, scambiata inizialmente per un complicato anagramma, e la costruzione del racconto sembra richiamarsi alle pellicole di Jodorowsky per i suoi forti simbolismi e la tangibile tensione sessuale.
Qualche concessione all’horror più tradizionale, come quella specie di rituale esorcistico messo su dalla vicina Miranda o il disco ascoltato al contrario, non rovina il fascino di una pellicola di genere ma atipica quale è Quando eu era vivo, che, pur nella sua lentezza, riesce ad incantare in maniera quasi ipnotica. Davvero uno strano oggetto filmico!
RARISSIMO perché… è un film alquanto anomalo.
Note: presentato alla Festa internazionale del Film di Roma nella sezione Mondo Genere il film NON è MAI uscito in sala in Italia.
Voto: 6
Paolo Dallimonti