Scheda film
Regia e Sceneggiatura: Damien Chazelle
Fotografia: Sharone Meir
Montaggio: Tom Cross
Scenografie: Hunter Brown
Costumi: Lisa Norcia
Musiche: Justin Hurwitz
Missaggio sonoro: Craig Mann, Ben Wilkins e Thomas Curley
USA, 2014 – Drammatico – Durata: 105′
Cast: Miles Teller, J. K. Simmons, Melissa Benoist, Austin Stowell, Paul Reiser, Jayson Blair
Uscita: 12 Febbraio 2015
Distribuzione: Sony Pictures Italia
Sale: 25
Full Metal Jazz
Quest’anno alla corsa all’Oscar come miglior film del 2014 concorrono opere che sono molto diverse tra di loro. Questa diversità sta proprio nel modo di raccontare le storie e nelle sceneggiature. Ben venga questa miscellanea di stili che ci da l’opportunità di assistere a narrazioni opposte l’una all’altra, anche atipiche se vogliamo, ma di grande livello. Esempi sono: Boyhood di R. Linklater (Before Midnight – 2013), girato nell’arco di 12 anni e montato appositamente per mostrarci la vita di tutti i giorni, senza picchi emozionali, praticamente la normalità di un bambino qualunque; Birdman di A. G. Inarritu che concentra tutto in un lungo piano sequenza: ansie, angosce, depressioni, manie di superiorità di un attore sull’orlo di una crisi di nervi. Whiplash invece ci conduce, con un visibile stampo/andatura indipendente, verso un finale scoppiettante dove spara tutte le sue cartucce. Lo spettatore è mitragliato di colpi al corpo ed alla mente. Molte ferite rimangono aperte e fanno male e ci spingono a pensare quanto alcuni comportamenti umani siano assurdi e controproducenti, ma quelle che si rimarginano non torneranno più a darci fastidio, perché sono il raggiungimento dei sacrifici fatti e la consacrazione del talento nascosto in ognuno di noi.
Diretto dell’emergente Damien Chazelle, che usa sapientemente carrelli (vedi primissima inquadratura) e primi piani a ritmi indiavolati, Whiplash ha l’esatto effetto di un colpo di fusta sugli spettatori. Da questo ne è derivato il meritato Premio del Pubblico ed il Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2014. La storia è quella di Andrew Neyman (Miles Teller, prossimo Mr. Fantastic nel reboot Fantastic Four – 2015), un adolescente che ha un’ambizione ben precisa: diventare un grande batterista jazz. Ed è pronto a scontrarsi con i duri insegnamenti del professor Fletcher (J. K. Simmons, Spiderman – 2002 ), dai metodi veramente poco canonici, pur di raggiungere il suo obiettivo.
Ricordando fortemente il Full Metal Jacket del maestro Stanley Kubrick, Whiplash ci offre le stesse tematiche di stampo militaristico che sconfinano nell’insegnamento musicale, con una visione, si parallela del capolavoro del regista inglese, ma con l’inserimento di una positività rara in un film di questo genere.
Lo sguardo interno di questo lungometraggio è riassumibile in una guerra atavica tra chi ha talento (Andrew) e chi vorrebbe fortemente averlo (Fletcher lo brama ad ogni costo), ma non lo ha e soprattutto non lo trova.
L’uso incondizionato della violenza porta all’azzeramento di stimoli sia nella vittima ma soprattutto nel carnefice. La disciplina, il rigore, la competitività, qui diventano assolutismo, esasperazione che come traguardo ha la morte. Le battaglie tra insegnante ed allievo ostacolano entrambe, la ricerca della perfezione li porta ad essere sempre più distanti tra di loro e dalla meta. L’alienazione di Andrew lo porta ad ignorare le conseguenze di un grave incidente stradale occorsogli nella corsa forsennata verso la realizzazione della sua passione. Se si suona solo per se stessi non la si può raggiungere.
Simboli emblematici di questo viaggio sono il sangue ed il tempo musicale. La vista del sangue che cola dalle mani del batterista è un punto focale del film e trova due significati opposti in altrettanti atti della pellicola. Dapprima è la metafora della perdita d’identità personale e della facilità ad essere colpiti dall’esterno, poi è l’emblema del sacrificio che porta al traguardo. La lunga ed ardua ricerca del tempo musicale è riconducibile con la fatica che di deve fare per maturare.
Nella trascinate scena finale, che è quasi un film a se, troviamo la consacrazione di un’illuminante sceneggiatura. Uomini, l’uno contro l’altro a suon di musica. Un confronto ad armi pari. Qui, solo per un attimo, perfezione ed armonia del semplice essere al mondo viaggiano sullo stesso binario della comunicabilità. Inno alla vita, al talento ed alla genialità, tutto è in ascesa in questo potente lungometraggio.
Tecnicamente ineccepibile. Montaggio impressionante a ritmo di musica. I dettagli impeccabili degli oggetti musicali di scena trovano riscontro nella caccia all’eccellenza intrinseca nel film.
Dal punto di vista recitativo spicca su tutti l’interpretazione dell’insegnante guerrigliero J.K. Simmons, Golden Globe appena vinto e Oscar quasi assicurato. Le altre quattro nomination conferite al film dall’Academy Awards sono: miglior film, sceneggiatura originale, montaggio e missaggio sonoro.
Il tema musicale, il twister di fotogrammi e musica e il finale empatico accomuna Whiplash a Il concerto di Radu Mihaileanu, autore del notevole Train de Vie (1998).
Da vedere perché trascina lo spettatore a provare ogni tipo di stato d’animo. Ci scappa anche la risata, inserita paradossalmente in scene drammatiche per stemperare il tutto. Una sottile ironia bugiarda attraversa tutta la visione del lungometraggio. Il pubblico presente alle audizioni degli studenti di musica non lo si sente mai applaudire, è un corpo inesistente. Non ne siate stupiti, perché dopo l’ultimo frame della pellicola sarete voi spettatori a concludere in bellezza con un fragoroso applauso.
Voto: 7 e ½
David Siena