Scheda film
Titolo originale:Fehér isten
Regia: Kornél Mundruczó
Sceneggiatura: Kornél Mundruczó, Viktória Petrányi, Kata Wéber
Fotografia: Marcell Rév
Montaggio: Dávid Jancsó
Scenografie: Panni Lutter
Musiche: Asher Goldschmidt
Ungheria/Germania/Svezia, 2014 – Drammatico – Durata: 121′
Cast: Zsófia Psotta, Sándor Zsótér, Lili Horváth, Szabolcs Thuróczy, Lili Monori, Gergely Bánki, Tamás Polgár
Uscita: 9 aprile 2015
Distribuzione: Bolero
Sale: 23
Equo cagnone
La tredicenne Lili (Zsófia Psotta), insieme al suo cagnolone Hagen, si trova suo malgrado a dover trascorrere un periodo con il padre a causa di un lungo viaggio della madre. L’uomo, scontroso e di vecchio stampo, per non pagare una pesante e per lui ingiusta tassa sull’animale, non esita a liberarlo in strada. La bestiola dopo alcuni passaggi finisce nelle mani di un organizzatore di combattimenti clandestini tra cani, il quale lo drogherà e gli userà ogni forma di violenza al fine di abituarlo all’aggressività estrema, potendo vincere così un gran numero di incontri. Ma il cane, al termine del primo match, riesce a fuggire per essere però subito dopo catturato dai temibili accalappiacani e finire perciò in canile. Qui per sfuggire a morte certa si ribellerà portando dietro di sé tutti gli altri ospiti a quattro zampe della struttura. I cani invaderanno la città, facendo giustizia di tutti i torti subiti in passato, andando incontro ad un finale poetico ed inatteso…
L’ultimo film dell’enfant prodige del cinema ungherese Kornél Mundruczó è quasi un horror, ricordando molto da lontano quel Wild beasts di Franco Prosperi, exploitation di tutta la serie di pellicole girate negli anni sessanta e settanta ed originate da Gli uccelli di Alfred Hitchcock e poi rinverdite da Lo squalo di Steven Spielberg, che vedevano scatenarsi l’animale di turno. Il discorso di Mundruczó è ovviamente di ben altro spessore e vuole toccare le differenze tra le varie caste sociali e tra le varie razze animali: l’uomo, in cima alla catena alimentare ed alla scala evolutiva, rischia per la propria stoltezza di scenderne dei gradini e di diventare più bestia delle bestie. Il regista è partito da un dato di attualità: la reale tassa che i suoi connazionali devono pagare per possedere cani meticci, portando così i poco abbienti ad abbandonarli.
Non è un caso che quando nel film i cani cominciano ad aggredire le persone, non lo fanno a caso, ma scelgono quelle con cui avevano avuto conti in sospeso, compiendo solo un atto di giustizia naturale .
E siccome tutte le fiabe hanno delle connotazioni orrorifiche, ecco che l’horror riesce ad assurgere ad una dimensione fiabesca: nell’ultima scena Lili si fa suo malgrado pifferaio magico, risolvendo l’ambiguità della primissima scena poi ripetuta (in bici davanti agli animali in fuga è loro guida o ne è inseguita?) e domando il branco di cani inferociti lanciato a briglia sciolta per le vie della città.
Mundruczó fa della commistione di generi (horror, drammatico, film per ragazzi) il suo punto di forza, riuscendo a gestire bene i vari passaggi e trasportandoci senza fiato in una storia di amore e vendetta che ha come protagonista la razza canina ed in cui l’uomo fa la solita, pessima figura.
Voto: 7
Paolo Dallimonti