John Woo, ancora. Comincio subito con una polemica: non capisco ancora chi va’ a vedere un film di questo regista e si aspetta trame complicate, verosimiglianze, punti di vista dei nemici, eccetera. Non e’ quello il cinema di Woo: il suo e’ un modo di rappresentare la realtà barocco, pirotecnico e contemporaneamente intimo e sofferto: chi non si e’ accorto che tutto questo e’ presente anche (se non più del solito) in “Windtalkers” non ha capito l’essenza del pensiero di questo regista; John Woo non e’ solo “colombe” e “due pistole in due mani”, John Woo e’ soprattutto onore, amicizia virile, a scapito di tutto il resto, amore compreso.
Ditemi: cosa manca di questo nel suo ultimo film? Niente, anzi: tutto e’ amplificato, elevato all’ennesima potenza, perché qui l’amicizia e’ nata pur se non voluta, l’amore e’ odiato pur se insistente, l’onore indelebile e sofferto, ma così come i protagonisti cercano di evitare le pallottole, alle volte, e’ quasi impossibile non esserne colpiti, nonostante tutti gli sforzi, nonostante tutte le tattiche elusive.
Così il personaggio di Cage (perno di tutta la vicenda, che ha come scusa e solo come sfondo la guerra) deve affrontare i suoi fantasmi: quelli morti per il suo senso dell’obbedienza, quelli della realtà esterna al campo di battaglia, quelli del suo handicap, quelli dell’amore: tutti segnali che quasi gli precludono la possibilità di vivere l’unica vita che conosce e che contemporaneamente teme, quella che nasce dalla morte che lui avidamente e bestialmente impartisce ai suoi nemici, fantasmi anch’essi di un nemico quasi irreale, intangibile, che a volte cambia sponda, fosse solo per aver imboccato una strada sbagliata. Ed e’ bello notare, nelle varie sottotrame, la delicatezza del senso di coesione tra due culture diverse che provano a conoscersi dati da un flauto e da un’armonica a bocca che suonano assieme, alcune volte convivendo e alcune volte scambiandosi i ruoli (il protetto basito e spaventato che diventa protettore assetato di sangue, o gli alleati che diventano per errore nemici, o ancora il codetalkers che diventa giapponese – gli ennesimi “Face/Off” inseriti con classe nella trama). Tutto questo unito a magistrali scene d’azione, battaglie corali in immensi spazi aperti, esplosive e roboanti coreografie di morte, mentre lo sguardo si posa e chiede “chi e’ il vero nemico?”. Se non e’ cinema questo…

mAx (da IAC)