Woman in gold è la straordinaria storia di un dipinto di Gustav Klimt, ridotto a un film decisamente ordinario. Inizia con una breve scena di Klimt che fa gli ultimi ritocchi al suo capolavoro Ritratto di Adele Bloch-Bauer I confiscato dal regime nazista dal palazzo Bloch-Bauer a Vienna. Questo lavoro scintillante è stato poi installato nella galleria Belvedere in Austria dopo la guerra, dove è diventato un tesoro nazionale permanente.

Questo, però, sarebbe successo se non si fosse presa in considerazione la passione e la persistenza di Maria Altmann, nipote di Adele, che ha atteso fino a ottanta anni per riavere l’eredità che sosteneva fosse sua di diritto.

Nel ruolo di questa elegante emigrata ebraica, Helen Mirren tiene in piedi il film con la sua capacità di essere abitualmente imperturbabile: lei serve strudel, guarda in cagnesco le autorità austriache, con il suo accento mitteleuropeo addolcito da anni di vita in America.

Purtroppo, però, il film sembra pensare che la sola presenza di Mirren come una vedova spiritoso sia sufficiente. E cosi magari possiamo perdonare i cliche del funzionario austriaco, dipinto come il lupo cattivo. Ma non è sufficiente a dare al film un amalgama omogena, per quanto la visione rimanga piacevole.

Vito Casale