Scheda film
Regia: Stephen Chbosky
Soggetto: dal romanzo di R. J. Palacio
Sceneggiatura: Stephen Chbosky, Steven Conrad, Jack Thorne
Fotografia: Don Burgess
Montaggio: Mark Livolsi
Scenografie: Kalina Ivanov
Costumi: Monique Prudhomme
Musiche: Marcelo Zarvos
USA, 2017 – Drammatico – Durata: 113′
Cast: Jacob Tremblay, Julia Roberts, Owen Wilson
Uscita: 21 dicembre 2017
Distribuzione: 01 Distribution

Gli occhi del cuore

Se Stephen Chbosky non fosse stato un regista e sceneggiatore di successo, molto probabilmente, vista la mira che ha dimostrato di avere, sarebbe stato un arciere pluri-medagliato. Con sole tre frecce scoccate sulla lunga distanza dal suo arco sino ad oggi, infatti, il cineasta statunitense è stato capace di colpire in tutte le occasioni il bersaglio, avvicinandosi di volta in volta più o meno al centro, come accaduto ad esempio con Noi siamo infinito.

Quelli firmati da Chbosky non sono film che puntano alla perfezione, ma opere meravigliosamente imperfette, in grado di pizzicare e accarezzare le corde del cuore dello spettatore, lavorando in primis sul piano emozionale e sulle sue molteplici sfumature. Anche Wonder, nelle sale nostrane dal 21 dicembre dopo l’anteprima italiana nella sezione “Alice nella città” della 12esima edizione della “Festa del Cinema di Roma”, lavora nella medesima direzione, abbracciando quell’approccio alla materia drammaturgica e ai personaggi fortemente empatica e catartica che ha caratterizzato le due pellicole precedenti (The Four Corners of Nowhere e Noi siamo infinito).

Anche per la sua opera terza si è affidato alla letteratura, nello specifico al romanzo omonimo scritto da R. J. Palacio e pubblicato nel 2012, del quale il film in questione è l’adattamento per il grande schermo. Wonder racconta la toccante storia di August Pullman. Nato con delle malformazioni del cranio, a causa delle quali non ha frequentato la scuola pubblica fino a quel momento, Auggie diventa il più improbabile degli eroi quando fa il suo ingresso nell’Istituto nel suo quartiere per iniziare le scuole medie. Mentre la sua famiglia e i suoi nuovi compagni di classe, così come tutti gli altri intorno a lui, si sforzano per trovare dentro di loro la giusta compassione e accettazione, lo straordinario viaggio di Auggie riuscirà a tenerli tutti uniti e a dimostrare che non puoi omologarti quando sei nato per distinguerti. La storia di un bambino di 10 anni nato con una deformazione facciale, diventa di fatto un’occasione per dare forma e sostanza a uno sguardo allargato su cosa significa essere umani. Un tema centrale al quale si vanno via via ad aggiungere il dito puntato contro il bullismo (senza entrare però troppo nella crudeltà) e le digressioni relative al valore dell’amicizia, dei legami familiari, della tolleranza, del rispetto e dell’accettazione dell’altro.

Chbosky entra anche stavolta in contatto con la storia e i personaggi che la animano, ma non con la medesima intensità del film precedente. Il regista ha fatto sua la scrittura, l’amore per i personaggi e l’essenza tematica del romanzo di Palacio, ma non si percepisce la stessa sintonia che aveva raggiunto con Noi siamo infinito. Che quest’ultima sia stata la trasposizione cinematografica di un libro nato dalla sua stessa penna (l’epistolare “The Perks of Being a Wallflower”) ha per quanto ci riguarda rappresentato quel motore in più, quel valore aggiunto che al fotofinish ha veramente fatto la differenza. La possibilità di lavorare prima sulla materia letteraria e poi su quella cinetica ha dato i suoi frutti. Lì le emozioni avvolgevano e pervadevano ogni singola scena, mentre in Wonder vengono accuratamente distribuite nel corso della timeline. La sensazione, infatti, è che il regista americano sapesse dove e quando spingere l’acceleratore emozionale, selezionando nelle pagine del libro della connazionale quei momenti dove affondare il colpo. Il meccanismo funziona e i risultati sono tangibili, ma il film a conti fatti ti rimane impresso nella mente, nella retina e nel cuore, proprio in certi momenti, ossia quando il meccanismo in questione viene azionato. In questo caso non si tratta però di pilotare o manipolare le emozioni del fruitore, bensì di indirizzarle con cura e attenzione.

Ciononostante Wonder non è un film che moralizza, ma che prova a far riflettere, commuovere (senza spettacolarizzare) e appassionare chi lo guarda. A tratti arriva in prossimità dello stucchevole e del melenso, ma per fortuna non oltrepassa mai la soglia. Insomma, come ogni Feel-Good Movie che si rispetti riesce a farsi portatore sano di tematiche alte e di spunti di riflessione. Da questo punto di vista, lo script, la regia e le interpretazioni degli attori (nota di merito per il piccolo Jacop Tremblay nei panni del protagonista, che già si era messo in mostra con la sua performance in Room), si mettono a completo servizio della causa. E proprio in virtù di questa sua propensione e DNA, la scelta di 01 Distribution di lanciarlo nelle sale nostrane nell’affollata programmazione natalizia ci sembra particolarmente azzeccata. Vedremo se questi buoni sentimenti molto family aiuteranno la pellicola di Chbosky a fare breccia al box office.

Voto: 7

Francesco Del Grosso