Scheda film
Titolo originale: Yannick
Regia, Soggetto, Sceneggiatura, Fotografia, Montaggio: Quentin Dupieux
Scenografie: Bruno Hadjadj
Costumi:
Elfie Carlier
Suono: Guillaume Le Braz, Alexis Place, Gadou Naudin e Jean-Paul Hurier

Francia, 2023 – Satirico – Durata: 67′
Cast:
Raphaël Quenard, Pio Marmaï, Blanche Gardin, Sébastien Cassagne, Agnès Hurstel, Jean-Paul Solal, Laurent Nicolas
Uscita in sala: 18 gennaio 2024
Distribuzione:
I Wonder Pictures

“È una cagata pazzesca!”

“Il 99% dei film è noioso. Questo non lo è”. Così il regista Quentin Dupieux, regista di culto, commenta il suo ultimo film.

Siamo in un teatro parigino, dove va in scena una mediocre pièce intitolata “Le Cocu” (Il cornuto). Tre soli attori sul palcoscenico, una donna (Blanche Gardine), due uomini (Pio Marmaï e Sébastien Chassagne) che se la contendono, dentro una cucina dimessa. All’improvviso lo spettatore Yannick, (l’astro nascente del cinema francese Raphaël Quenard), guardiano notturno con un evidente esaurimento nervoso in corso, ferma lo spettacolo. Dopo aver fatto di tutto per potervi assistere, adesso non è per niente soddisfatto della performance e si sta annoiando. Con un vero colpo di scena teatrale, sotto la minaccia di una pistola, Yannick “prende il controllo” della situazione, intenzionato a creare una pièce davvero divertente…

In questo curioso gioco meta-teatral-cinematografico, Quentin Dupieux prende in giro lo show-business: attori svogliati che interpretano una fiacca commedia, ma che si sentono legittimati dal solo stare sul palco, in quella che comunque è la sacralità del teatro. Il pubblico lì per i più svariati motivi: chi ha ricevuto biglietti omaggio, chi non sa neanche perché alla fine sia finito davanti a quel palcoscenico. Ma lo spettat(t)ore ribelle Yannick non ci sta: lui per essere lì quel giorno ha preso le ferie e si è fatto anche un’ora di mezzi pubblici, più quella che lo attenderà al ritorno. E metterà e farà mettere tutto e tutti in discussione.

La follia di Dupieux, che già ci ha abituato in passato a folli pneumatici telepati e assassini, a mosche giganti da addomesticare e a curiose sorprese domestiche, ci accompagna in questa pellicola autarchica (auto-scritta-prodotta-diretta-montata-fotografata) e breve (poco più di un’ora) in un divertissement autoironico e autocritico, poiché la ribellione dello spettatore (cinematografico) teoricamente potrebbe anche riflettersi su questo stesso film. Riflette inoltre sul disinteresse medio nei confronti del teatro, poiché fuori la vita continua tranquillamente e ignara. E dà il massimo nel finale, troncato, quindi aperto, che istilla un’ulteriore elemento di sublime caos.

Voto: 7

Paolo Dallimonti